Ritornare a casa - Intervista a Giovanni Balderi

 

Ritornare a casa

Memorie e visioni nell'opera di Giovanni Balderi

Intervista a cura di Camilla Ugolini Mecca

Immagine che contiene persona, cielo, vestiti, uomo

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 Giovanni Balderi - Ph. Paola Iacopetti ©

Guardare la materia attraverso gli occhi di un artista è un'autentica grazia. Perché sono occhi che l'hanno scrutata, immaginata, che ne conoscono le pieghe e le asperità, che ne hanno saggiato i punti di frattura. Sono occhi esperti, dunque, ma anche innocenti, che si stupiscono di fronte ad ogni nuovo incontro. Le opere di Giovanni Balderi nascono da un dialogo silenzioso e molto intimo con la materia, da un ascolto profondo che procede per gradi, senza previsioni o disegni, in aperta fiducia.

Sono felice che l'artista abbia voluto parlarcene in questa intervista.

Giovanni, come è iniziata la tua avventura con la scultura?

È iniziata con un incontro del destino. Avevo quattordici anni ed ero in vacanza in montagna a casa di mio nonno, in alta Versilia. Mi divertivo a scolpire - con attrezzi rudimentali - una piccola scultura in marmo. Il caso volle che nello stesso paesino trascorresse le vacanze Ledo Tartarelli, un bravissimo maestro ornatista di Pietrasanta. Passò a salutare mio nonno, vide la piccola testa che stavo scolpendo e chiese chi vi stesse lavorando. Mio nonno gli rispose: “è mio nipote che si diverte e fa una gran confusione tutto il pomeriggio!”. Ledo allora mi propose di andare a “bottega” da lui ad imparare. Non me lo feci dire due volte. Felicissimo, iniziai così a fare i primi passi verso la scultura, proprio come si faceva un tempo. Ho avuto quindi la fortuna di incontrare un maestro, una persona con dei valori e con tante storie da raccontare. Il suo studio era un crocevia di artigiani ed artisti: un ambiente bellissimo, carico di passione, orgoglio e poesia. Lì c’era una storia importante che passava di mano in mano, di occhi in occhi. Il mestiere dello scultore era una cosa da praticare e tramandare con grande fierezza.

Eros e Rose - 2014

Quali sono stati gli artigiani e gli artisti che ti hanno ispirato e nutrito?

Indubbiamente, tra gli artigiani, il già citato Ledo Tartarelli e poi Enzo Pasquini, entrambi maestri che andavano oltre il mestiere di bottega. Terminati gli studi all’Istituto d’Arte e dopo l’esperienza con Ledo, ho proseguito la mia formazione con Pasquini, un maestro scultore del classico, manierista e allievo di Leone Tommasi. Erano artigiani scultori che ti facevano sentire fiero di far parte di una categoria che oggi è fin troppo spesso sottovalutata.

Ma ero affascinato anche dai grandi classici greci e neoclassici. Rimanevo sbalordito di fronte alle opere di Michelangelo, di Bernini, di Canova, e poi di Medardo Rosso, di Brancusi, di Rodin. E nutro un grande amore per Henry Moore, Novello Finotti, Giuliano Vangi.

Ne ho ammirati tanti, ma ho sempre voluto seguire l’ascolto di me stesso, un ascolto intimo e viscerale. Non ho riferimenti di ispirazione esterni. Mi sento più un paesaggista dell’anima, anche se stimo molti artisti contemporanei, che usano linguaggi totalmente diversi dal mio.

Dopo la pratica presso gli artigiani scultori, ho proseguito in vari laboratori - come lo Studio Sem e Giannoni, di Pietrasanta - dove lavoravo part-time per mantenermi e finanziare il mio approccio personale alla scultura. In questi laboratori, oltre a riprodurre opere classiche e neoclassiche, si realizzavano anche opere per artisti contemporanei: così ho avuto modo di incontrare alcuni di loro e di stringere rapporti di collaborazione. È stato un confronto importante e alcuni hanno lasciato il segno in me. Ricordo Knut Steen, Ralph Brown, Ugo Riva - poi diventato anche un caro amico - Helaine Blumenfeld, Igor Mitoraj e molti altri... Ogni artista era diverso, con il proprio carattere e il proprio stile, ma ad appassionarmi di più erano quelli che mostravano un’attrazione e un coinvolgimento emotivo con l’opera. Non perdevo occasione di scambiare idee e di fare esperienza con loro, e ho colto l’opportunità di viaggiare e visitare musei e atelier, quasi in tutto il mondo. Pietrasanta è sempre stato un crocevia di artisti provenienti da ogni dove, ma a me interessava capire e dare un volto al mio mondo interiore, in una continua scoperta, come se sondassi il fondo di un lago.

Immagine che contiene nuvola, erba, aria aperta, cielo

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Mi vesto di luce - 2016 

Come nasce una tua opera? Mi sembra che tu non parta quasi mai da un bozzetto... Mi piacerebbe comprendere come si muove per te l'atto creativo.

In effetti non realizzo quasi mai bozzetti preparatori in creta o altro materiale, e neppure disegni. Scelgo ogni blocco che mi ispiri, magari che mi suggerisca già una certa vitalità, e poi inizio a lavorare. Voglio che il gesto che si realizza nel marmo sia subito nobile, subito vero, definitivo. Con il marmo non si torna indietro, non si può cancellare nulla, si va solo avanti e questo offre già una misura e un passo diverso alla scultura. Nel dialogo con il marmo intuisco le forme, che sono quasi suggerite, dettate da una voce, da una visione e da un ascolto interiore. Scolpire per me è quasi una meditazione.

Il marmo è un materiale nobile per natura. Bisogna rispettarne pregi e difetti. Mi lascio suggestionare dalla sua consistenza, da cosa può dare e da dove può arrivare. Ogni blocco è diverso per forma e caratteristiche. Mi piace che il mio possa essere un approccio rispettoso, non imposto. È come se vi fosse una sorta di armonia tra me e il caso, attraverso la natura del materiale scelto.

Immagine che contiene arte, museo, interno, scultura

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Black Soul - 2020

Nelle tue opere - come nella splendida "Black Soul" o in "Ritorno a casa" - da un lato il marmo è lavorato fino a raggiungere la sinuosità del velluto, d'altro lato però è come se le forme proseguissero in un altro tempo, in un altro spazio. Come se la loro realtà provenisse da un'altra dimensione. Quale è la casa a cui si ritorna?

Credo che la mia sia prima di tutto una ricerca del senso della vita: una sorta di domanda e allo stesso tempo di risposta, suggerite da forme che approdano sul cavalletto, che si imprimono nel blocco. Parlano di compromesso, di ascolto di leggi che dominano il mondo, quello esterno e quello interno: due universi che si toccano mentre lavori e scolpisci. 

Ecco, quando le circostanze sono favorevoli e riesco a sognare, mi sento un ponte tra qui e un altrove: una dimensione che porta con sé presenze personali, intime, difficili da spiegare o dimostrare se non in una forma che cattura la mente e lo spirito.

Ritorno a casa 

Se resto coraggiosamente irrazionale, seguendo l'intuito, la visione che si manifesta - anche se spesso porta lontano da un progetto iniziale - l'opera sarà piena e forte, emozionante e anche altri sentiranno che lì, in quella scultura, si è fermato qualcosa di magico, di vero, da indagare. 

Credo che l'uomo sia qui per fare un'esperienza e che qualcuno ricordi la bellezza di un luogo diverso da quello in cui viviamo. Forse quello che spinge ogni artista a seguire queste scie di visioni è una sorta di memoria emotiva ancestrale. Trasferire queste visioni in qualche forma evocativa forse è il compito di ogni artista. È per questo che ho usato l’espressione “Ritorno a casa”. 

Le parti grezze non finite delle mie opere sono il DNA delle stesse: quelle forme impossibili da controllare e che si manifestano nella loro naturale superficie. E’ la verità della natura, che va rispettata e amata, cercando un'armonia tra noi e il mondo che ci contiene.

Il tema del tempo ritorna spesso nei tuoi lavori. L'attesa, la sospensione... Puoi parlarcene?

Per me il tempo è una dimensione strana, perché in un certo senso è come se non esistesse. Io navigo in uno stato d'animo sospeso. Fin da piccolo facevo domande a mia madre e a me stesso sul senso delle cose. A volte mi guardavo il corpo come se fosse un involucro in prestito, qualcosa di estraneo. Ma il fatto un po’ strano è che dentro mi sento il solito da sempre e il tempo per me è sospeso in questo sguardo che ho sul mondo.

In attesa - 2017

Per questo alle mie opere do molti titoli riferiti al tempo e parlo di presenze.

Forse sono solo suggestioni a cui ho voluto dare spazio e ascolto. Le ho tradotte così in scultura, sapendo che avevo un'opportunità. Vorrei provare a restare fuori dal solito giro dettato dalle regole del mondo, vorrei provare a fare un viaggio mio... Così seguo una sorta di fiuto. Non so dove porti, ma lo seguo. E quello stato intimo e profondo che provo nel mio studio, davanti ai miei lavori, riesce a dare senso a tante coincidenze ed esperienze talvolta poco ragionevoli e prevedibili. Man mano che vado avanti, il lavoro mi segue. Se mi distraggo mi attende in studio, anche dopo lunghi periodi di assenza. Mi dà sempre il ben tornato con un abbraccio che offre senso alla mia vita. Io non ho risposte, solo molti dubbi. 

Nelle tue opere la figura femminile è perfetta, pura, quasi inarrivabile. Penso a “Il sogno di una Sirena” o a "Regina"... Puoi parlarci di questo aspetto? 

Forse cerco l’inafferrabile. Le figure femminili sono anime pure, eteree, sono evanescenti come le mie visioni, vivono nel sogno. A volte riguardando alcune opere, sono tentato di apportare alcune modifiche, ma ormai ognuna ha una sua personalità e un suo carattere, con un significato legato al momento in cui le ho realizzate. Sarebbe sbagliato tornare sui miei passi, cambiando linee e volumi lasciati anni a dietro. Noi cambiamo e il lavoro si evolve con noi. È giusto così.

Regina - 2012

L' opera perfetta non c'è, alcune sono concluse così come sono e altre sono in viaggio, per trovare la conclusione perfetta, ma ognuna ha un qualcosa, un particolare in cui è rimasta impressa la verità, quasi fosse una pellicola fotografica che passa vicino alla luce, e lascia la memoria viva di un oltre, l'ombra di un pensiero esterno. Resta impresso un qualcosa, ma non riesco a dare una visione del tutto e credo sia impossibile. Quell'emozione, se tradotta con criterio, porta con sé una magia e una presenza. 

Il sogno di una Sirena - 2018

Tu lavori e vivi vicino a Pietrasanta, un luogo dove sono transitati nel tempo artisti importanti, dove si lavora il marmo e dove all'arte si vorrebbe attribuire molta importanza. Mi sembra però che gli artisti e gli artigiani si trovino un po' fisicamente “estromessi” dal centro città, nel senso che i loro laboratori non fanno parte propriamente del tessuto urbano…

Devo dire che il cambiamento c'è stato, ma credo sia un cambiamento di valori, sociale, culturale ed economico. Questo mutamento è da sempre inesorabile e riguarda tutto, non solo l'arte o gli artisti. Penso che l'economia sia la nuova dea a cui tutti ci stiamo inchinando, ma sta al singolo fare del proprio mondo una scelta di valori e di ricerca, con quello che ha a disposizione, e fare del suo meglio per sé e gli altri. 

La Rivelazione - 2008


Tu hai esposto anche all'estero. Come viene accolta la scultura fuori dall'Italia?

Ho avuto la fortuna di creare un linguaggio che trova un buon riscontro sia in Italia che all'estero. In effetti, se esiste un linguaggio universale che supera la barriera della lingua, questo è proprio il linguaggio dell'arte. L'arte parla il suono delle anime, del senso e delle emozioni. Se quello che nasce dalle tue mani è vero, istintivo e fluido, vuol dire forse che arriva da una sorgente universale, che sa superare i confini. 

Questa è la parte più bella del mio lavoro: ti senti cittadino del mondo e a volte pensi che siamo figli di un'unica anima. Mi ritengo fortunato, la storia è piena di artisti in preda alle loro Sirene e ai loro demoni, costretti a vivere una vita di stenti e miseria. Io ringrazio tutti i miei collezionisti e i galleristi che mi hanno accolto e apprezzato e vado avanti.

 

Giovanni Balderi è nato a Seravezza, in provincia di Lucca, nel 1970. Dal 1984 al 1990 ha studiato presso Istituto Statale d'Arte di Pietrasanta, dove si è diplomato con due borse di studio, e presso lo studio del Maestro Ledo Tartarelli, dove si è specializzato in decorazione floreale nella scultura. Successivamente ha praticato presso lo studio del maestro neoclassico Enzo Pasquini e ha collaborato lo Studio Sem e lo Studio Giannoni di Pietrasanta (Lu). Dal 2001 sono state allestite numerose mostre personali, fra cui: "L' Eco dell'anima" presso Palazzo Bricherasio a Torino; “Tempo sospeso” presso BVLG, a Pietrasanta; “L’eco del Tempo”, presso Palazzo Tornabuoni a Firenze; "Ritorno a casa", presso il Duomo di Seravezza; "Arte sulle onde", The Italian Sea Group a Montecarlo; "Nel labirinto dell'anima",  presso il Museo Etrusco "Guarnacci" di Volterra; una personale presso il Montgomery Museum of Fine Arts, in Alabama; "Memorie riaffiorano" presso la Sala Delle Grasce, a Pietrasanta; una personale presso la Galleria PetrArtedizioni di Pietrasanta; una personale presso la Galleria d’Arte La Subbia, Pietrasanta, Italia. Dal 1992 al 2025 ha partecipato anche a molteplici Mostre collettive: “Salone del Mobile”  presso la Villa Heritage a Milano, a cura di Pierre Yves Rochon con la Galleria Frilli di Firenze; “L’artigianato della Filosofia” presso la Casa dell’Architettura, Acquario romano a Roma; presso gli “Pisa Art Week” Arsenali della Repubblica a Pisa; “La Scuderia” presso lo Studio di Sculture d’Arte Giorgio Angeli, con la regia di Alberto Bartalini; Biennale di Scultura “Nuove Radici 2.0” presso la Villa Cernigliaro di Biella; Mostra d'arte monumentale MAE 2019-20 a Dubai, con la Galleria Frilli di Firenze; “La bella e la bestia” presso la Galleria Studio S di Roma; "Bianco su bianco" Hemingway Art a Oxford;  “Dialogue”, presso il Four Seasons Hotel di Firenze; "Biennale di Venezia” nel  2012,  a cura di Vittorio Sgarbi, presso il Palazzo delle Esposizioni, Sala Nervi, Torino; Premio Internazionale Limen Arte,  a Vibo Valentia, Italia, con menzione speciale; Biennale di scultura Roma- Primaverile Romana - Museo Venanzo Crocetti, a Roma; "Open Air Art Il canto della pietra" a Iesolo; "I°Biennale Internazionale di Grottaglie" presso il Convento dei Paolotti a Taranto; “Festival Italiano delle Arti e dei Mestieri” a Betlemme-Gerusalemme Israele ( l’opera realizzata in questa occasione è esposta all’interno dell’International Peace Center di Betlemme); Galleria d'arte Bell'Arte, presso Château Neercanne Cannerweg a Maastricht; "Illumination" Galerie du Soleil a Naples, in Florida; "Primaverile Romana", Venanzo Crocetti Museum, a Roma; "Arte & Città" XII ed. Piazza del Popolo a S. Giovanni in Persiceto, Bologna; "Italian Artists at the X Art Biennial of Cairo", Galleria d'Arte Studio S, Roma; "10a Biennale Internazionale del Cairo", Egitto; "Salone di Maggio, Roma luoghi e colori", Vittoriano, Roma; "Da Michelangelo all'arte contemporanea" a Baku, in Azerbaijan; "Cleopatra", Accademia d'Egitto, Rome/ Alexandria / Cairo; "Plas-mare la vita", Museo Pianeta Azzurro, Centro Internazionale di Scultura, Fregene; "Mater Materia" presso la Florida International University, a Miami; "150 anni dell'Istituto Statale d'Arte Stagio Stagi" presso il Chiostro di Sant'Agostino, a Pietrasanta. Alcune sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private: "Parco Internazionale della Scultura Contemporanea” di Pietrasanta; "Banca Patrimoni Sella & C Palazzo Bricherasio" a Torino; "Starbucks Reserve Roastery" a Palazzo Broggi, Milano; Progetto 601 Massachusetts Avenue di Washington DC; Esposizione internazionale di orticoltura di Qingdao, Accademia nazionale cinese d'arte; "Museo d'arte di Huntsville" Huntsville, Alabama; "BB.Comer Memorial Library & Public Int.Center" Sylacauga, in Alabama; National prize "Lizza D'Oro Alpi Apuane" 2007; "Mastroianni Museum" Città di Marino, Roma; Opera commemorativa per l'artista romano "Cipriano Efisio Oppo" Roma; "Museo dei Bozzetti" Pietrasanta.

 

www.gbalderi.it


 








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